martedì 11 ottobre 2011

CASA STELLA: IL SOGNO DI UNA SOCIETA’ ACCOGLIENTE E SOLIDALE (di Giovanni Bomprezzi)

Con Casa Stella la nostra comunità diocesana ha realizzato un sogno, un’opera segno. Si è resa concretamente accogliente nei confronti di alcune famiglie che si trovavano - e si trovano - in enorme difficoltà, vivendo un dramma tremendamente destabilizzante come quello di non avere casa. Ricordo con emozione i mesi in cui dovevamo decidere se compiere o meno il passo concreto, l’acquisto della struttura. Quante riunioni, confronti, chiarimenti e, perché no, anche discussioni, per assaporarne fino in fondo l’utilità ed il significato. Tutto questo è, ed è stato, vivere la comunione nella comunità: che si interroga, si confronta e infine, come una vera famiglia, agisce per il bene di chi soffre all’interno di essa. Il tutto nella consapevolezza che i problemi purtroppo permangono, non vengono risolti definitivamente e che, nonostante Casa Stella, il problema abitativo non è eliminato. Indipendentemente da questo, la struttura è indubbiamente un segno per l’intera comunità. Ci suggerisce che l’accoglienza e l’integrazione sono veramente realizzabili. Ci dice che è possibile progettare strutture capaci di dare risposte concrete, ma anche di educare la realtà in cui sorgono. Ci indica che possiamo aprire le nostre case, magari partendo proprio dall’accogliere le “belle” famiglie presenti a Casa Stella. Solo con quest’ultimo gesto potrebbe essere realizzato qualcosa di veramente grande: il reinserimento di questi nuclei in contesti e case “normali” propri del tessuto cittadino, il turn-over di famiglie liberando appartamenti disponibili per emergenze abitative, ma soprattutto dare compiutezza al vero senso di Casa Stella: far crescere una società più accogliente e solidale.

I REGALI DELL’ACCOGLIENZA (di Stefano Ardini e Consuelo Grassi)

Innanzi tutto un "GRAZIE" alla Caritas che ci ha dato questa opportunità unica, di vivere in profondità e sempre più coscientemente e radicalmente il Vangelo dell'Amore come Famiglia di Dio. Per le famiglie e le persone accolte a Casa Stella noi siamo i vicini di casa, i compagni di viaggio, il nostro è un inter-cedere, un camminare in mezzo: un'espressione che richiama la preghiera più vera: e Casa Stella è "casa di preghiera", un'invocazione in diverse lingue, tradizioni e fedi. E la preghiera, quando è autentica, è apertura all'altro, è un cuore sempre più aperto. E se il cuore si apre, paura e pregiudizi scappano via... come quando l'arrivo di profughi dalla Libia ci aveva allarmati, perchè le immagini televisive di una guerra "lontana" si materializzavano qui, con l'arrivo di chissà quali ribelli inferociti. E invece quei 12 ragazzi privi apparentemente di tutto, avrebbero costituito un elemento di integrazione importante all'interno della casa, con la ricchezza della loro disponibilità e simpatia. Un regalo per tutti, che corona quest'anno così speciale per noi, è arrivato proprio il giorno del nostro primo anniversario di matrimonio. Alcune famiglie della casa si sono attivate, chiedendo il permesso, e organizzando una vera e propria festa a sorpresa in nostro onore, con tanto di musica e cartelloni preparati dai bimbi. Così, tutti insieme, eccoci festeggiare con la nostra "nuova" famiglia. Ora, colpiti dai venti di crisi economica, sempre più incalzanti, come lo sa essere la bora sul lungomare da Vinci dove siamo ubicati, l'impegno e la preghiera devono continuare, nella costruzione di un nuovo popolo unito e solidale.

IL CAMMINO FUTURO (di Silvia Artibani)

Casa Stella è sorta nell’ambito dell’azione caritativa della Caritas diocesana, che non si limita ad offrire risposte temporanee ai bisogni, ma intende conoscere le povertà presenti nel territorio, promuovere e sostenere iniziative per far fronte alle necessità emergenti, sensibilizzare tutta la comunità ad uno stile di vita di condivisione e accoglienza. Dal giugno dello scorso anno le figure di riferimento di Casa Stella hanno operato per consolidare la strutturazione interna del condominio solidale, e creare tra le famiglie accolte un clima di relazione fatto di vicinanza e responsabilità. E’ stata favorita l’accoglienza abitativa di soggetti socialmente fragili, è stata cercata un’effettiva integrazione fra gli ospiti della struttura, sono stati ricercati comportamenti di reciprocità tra i condomini volti a suscitare forme di socialità informale. Quanto finora fatto ha reso la struttura pronta per aprirsi al territorio. In linea con i principi propri di ogni opera segno, è necessario coinvolgere il tessuto cittadino nelle attività del condominio solidale, affinchè vengano a crearsi percorsi di scambio con la città che portino ad un duplice risultato: costruire una rete di attori/risorse sociali sul territorio che supporti gli abitanti della struttura a seconda delle specifiche necessità, sensibilizzare la comunità civile alla prossimità con i più bisognosi. Su questa linea ha preso avvio, il 3 ottobre, un corso di formazione per nuovi volontari, che vede protagonisti trenta partecipanti. L’esperienza ha insegnato alla Fondazione Caritas che dotare Casa Stella di un numero importante di volontari è fondamentale. Volontari che possano intervenire nella gestione dei minori nei momenti di lavoro dei genitori o delle mamme, che organizzino feste e attività per i più piccoli, che si mostrino vicini ai singoli nuclei nelle tante situazioni di difficoltà del quotidiano, che supportino Stefano e Consuelo nel compito di facilitatori del contesto relazionale tra gli inquilini. Un numero importante di volontari fortemente motivati, in raccordo costante con i coordinatori della struttura e con la famiglia accogliente, sarà capace di incidere sulla vita delle famiglie, suggerendo strumenti adeguati e soluzioni creative in termini di stili di vita e capacità di convivenza, bagaglio prezioso in prospettiva di una ritrovata una vita autonoma.

CASA STELLA: OPERA SEGNO DELLA DIOCESI

E’ passato più di un anno dal giorno dell’inaugurazione di Casa Stella, il 26 giugno 2010, alla presenza di Mons. Mariano Crociata, Segretario Generale della CEI, e Mons. Vittorio Nozza, Direttore di Caritas Italiana. Dal giugno dell’anno passato la struttura si è animata di volti e persone, grazie alla lungimiranza della Diocesi di Senigallia, da sempre attenta alle problematiche sociali presenti sul territorio sua competenza. Di fronte a tante situazioni di incertezza e precarietà, specie per problemi legati alla precarietà dell’abitare, la realtà ecclesiale locale ha sentito il dovere di fare la propria parte con tempestività, attraverso scelte concrete, affinché ognuno potesse interrogarsi su come contribuire a ridurre il problema abitativo. La Chiesa di Senigallia, attraverso la Caritas Diocesana e la Fondazione Caritas Senigallia - Onlus, ha quindi deciso di intervenire ed offrire una risposta immediata acquistando proprio Casa Stella, struttura composta da dieci appartamenti autonomi e quattro camere, per potenziare così la capacità di accoglienza e contribuire ad alleviare le sofferenze di alcuni. L’edificio è un piccolo condominio dove ognuno può sentirsi, pur nella precarietà, “a casa”. L’obiettivo era quello restituire a persone in difficoltà economica la serenità per riorganizzare la propria vita, cercando di individuare nuovi percorsi lavorativi che garantissero il superamento della crisi. Come ha detto mons. Nozza il giorno dell’inaugurazione, “Casa Stella è un campanile, un’antenna che capta un’esigenza, un bisogno primario, vuole risvegliare tutte le coscienze al problema abitativo che non consente ad alcune famiglie di vivere con dignità. Con questa opera segno non si pretende certo di risolvere un problema così importante, ma è una chiara testimonianza che vuole educare gli uomini a fare qualcosa per gli altri, a donare il proprio tempo con gratuità, a far crescere la cultura evangelica della solidarietà e della carità nella comunità del territorio”. Pienamente in linea con lo spirito e le intenzioni della Diocesi di Senigallia, le parole di Mons. Crociata: “Come ci ricorda il Santo Padre Benedetto XVI nella sua prima enciclica, le organizzazioni caritative della Chiesa costituiscono un suo opus proprium, un compito a lei congeniale, nel quale essa agisce come soggetto direttamente responsabile, facendo quello che corrisponde alla sua natura. La Chiesa non può mai essere dispensata dall’esercizio della carità come attività organizzata dei credenti e, d’altra parte, non ci sarà mai una situazione nella quale non occorra la carità di ciascun singolo cristiano, perché l’uomo, al di là della giustizia, ha e avrà sempre bisogno dell’amore (Deus Caritas est, 29). Un amore, come dimostra la finalità con cui è sorta l’iniziativa che oggi inauguriamo, che può e deve tradursi in un intervento non soltanto assistenziale, ma promozionale. Bisogna rendere le persone di cui ci si prende cura soggetti del proprio riscatto, cercando soluzione alle cause dei problemi, attraverso un impegno che coinvolge, insieme all’iniziativa personale e privata e alla testimonianza della comunità ecclesiale, le strutture pubbliche, gli enti locali e le forze sociali secondo modalità dinamiche di coinvolgimento comunitario ed un sapiente uso delle risorse disponibili”.

Temporanea, ma sempre casa

Casa Stella ha come requisito fondamentale quello di essere un ambiente di vita temporaneo nel quale respirare un clima di condivisione che permette ad ogni famiglia di pensare serenamente al futuro. Nel rispetto della persona, della libertà e della dignità di ciascuno, il servizio offerto dalla Fondazione Caritas Senigallia - Onlus, in collaborazione con la Caritas Diocesana, è volto a migliorare la qualità della vita delle persone e stimolarne l’autonomia, promuovendone il benessere, l’integrazione sociale e possibilmente l’inserimento lavorativo. Le famiglie che vivono a Casa Stella sono simili per tipologia e caratteristiche: tutte si trovano alle prese con i piccoli problemi del quotidiano che si hanno quando ci sono bambini (l’organizzazione per gli orari della scuola, la mensa, lo sport, ecc.), ciascuna, anche se in maniera diversa, si è trovata a vivere momenti di angoscia legati alla perdita del primario dei beni: la casa. Oggi Casa Stella è piena: i primi quattro piani dell’edificio ospitano 9 famiglie per un totale di 19 bambini (dall’età compresa tra uno e tredici anni) e 17 adulti; l’ultimo piano, costituito da quattro camere e pensato inizialmente all’accoglienza di adulti singoli, ospita oggi 12 migranti richiedenti asilo politico, sbarcati solo pochi mesi fa a Lampedusa e scappati da contesti di guerra, carestia e deprivazione materiale che affliggono i loro Paesi di origine. Ogni inquilino ha trovato nella struttura spazio per una riacquistata serenità, perduta a causa di uno sfratto, o per l’interruzione repentina delle utenze domestiche dettata dall’impossibilità di pagare quanto consumato. Ogni nucleo o singolo, entrando in quello che ci piace pensare come un “condominio solidale”, è accolto con un pranzo di benvenuto offerto da tutte le famiglie presenti: un gesto semplice, ma che suggerisce a chi è appena arrivato di trovarsi in un luogo amico, al riparo da richieste temporaneamente insostenibili, a causa della perdita del lavoro, come il pagamento di un canone di affitto. Le iniziative promosse a Casa Stella nel corso dell’ultimo anno non sono mancate: ogni mese sono stati festeggiati i compleanni dei bambini; sono state condivise le festività ricorrenti quale occasione di scambio reciproco e conoscenza delle rispettive tradizioni - Natale, carnevale, Ramadan, Pasqua; non sono mancate le attività estive che hanno coinvolto i grandi ed i piccoli - serate in spiaggia con chitarra, canti e il corso di nuoto al mare; frequenti sono stati gli appuntamenti informali che hanno visto protagoniste tutte le famiglie - inviti a cena nei rispettivi appartamenti, giochi insieme ai bambini nel giardino pubblico attiguo alla struttura e tanto altro.
Casa Stella rimane una sorta di “luogo cuscinetto” in attesa di soluzioni abitative definitive, ma non deve correre il rischio di essere un ‘non luogo’. E’ importante il percorso condotto dai coordinatori della struttura insieme a tutti gli adulti accolti: le riunioni mensili di condominio, i colloqui bisettimanali sostenuti con ciascun nucleo, il raccordo con gli enti pubblici per monitorare i progressi delle famiglie nel corso del tempo e supportarle nelle necessità primarie. La mèta finale e reale resta l’autonomia. Obiettivo già raggiunto nel corso dell’ultimo anno da 4 famiglie e 3 adulti singoli, che dopo un periodo di permanenza presso la struttura hanno potuto riprendere in mano la loro vita.
Silvia Artibani