martedì 7 febbraio 2012

POPOLO O COACERVO? L’ITALIA IN CERCA DI COESIONE


editoriale di Don Vittoria Nozza - Direttore di Caritas Italiana

C’è un paese intero che attende. È un’Italia dove tanti non si consegnano allo smarrimento e alla logica del declino, ma dove si infittiscono i disagi e cresce l’allarme per lo scoramento, persino mortale, di imprenditori, disoccupati e pensionati, stremati dalla crisi. È un’Italia che conta su segnali e scelte chiare. La palude è stata creata, in primo luogo, da errori precisi: proliferazione di conflitti di interesse, rendite parassitarie, privilegi ingiustificati, sprechi, elusioni ed evasioni assortite. Il gioco – il futuro nostro e dei giovani – vale la candela. Ma alla condizione che ampio sia il campo delle riforme di sistema da portare a termine e ampio sia il lavorare assieme con convinzione, per rafforzare nell'opinione pubblica l’adesione positiva a quest’opera di ricostruzione. Nessuno è, e può sentirsi, escluso: magistrati e tassisti,avvocati e grandi imprese, super burocrati e dirigenti di aziende municipalizzate, farmacisti e sindacalisti, evasori fiscali e politici…
Retrogusto agro
Alla cassa un’anziana signora mette via una spesa frugale e si sfoga con la giovane cassiera: «Con la pensione che ho, non è un gran vivere…». La ragazza non trattiene una battuta amara: «Si contenti, signora, che almeno lei una pensione ce l’ha». C’è un retrogusto agro, in questi mesi, nelle parole della gente. C’è un malessere che indurrebbe a cambiar canale, quando va in onda il tg. E non è solo per la crisi, per i tagli, i sacrifici. È qualcosa di più: è nello scoprirsi tutti più poveri. È un protestare collettivo ma frammentato, in tante parti quanti, si direbbe, sono gli interessi. Insorge chi era al traguardo della pensione, insorgono certi sindaci che invitano a non pagare l’Imu, insorgono i sindacati (a volte uniti a volte sparpagliati) in difesa di un lavoro che va “garantito”; ma a maggior ragione potrebbero insorgere i giovani che nel precariato rischiano di invecchiare. Tutto legittimo. Ma inquieta la sensazione che si possa arrivare a essere tutti contro tutti, anziché tutti insieme. Più che un popolo, un coacervo di corporazioni, categorie, bande in contrasto fra loro. Siamo un popolo, o solo milioni di persone che vivono negli stessi confini? La politica ha avviato alcune scelte. Altre ne andranno opportunamente messe in atto. Potranno produrre risultati soltanto se sostenute dai cittadini, dalla grande maggioranza del paese, anche da coloro che avrebbero buone ragioni e legittimi  interessi per protestare, o per chiedere altre strategie e altre soluzioni, più efficienti e più eque. Ma dobbiamo essere coscienti che qui si tratta di andare in soccorso di chi su una montagna, irta e difficile, è caduto in disgrazia. Ciò che è certo, è che la durata sarà lunga: questa crisi chiederà diversi anni, prima di essere
in qualche modo superata. E comunque, una volta deciso l’intervento, occorre lavorare tutti nella stessa direzione, operare tutti per il salvataggio. Poiché se quella comunità di persone non è coesa e con-corde, se non coopera, non solo tutto diventa terribilmente più complicato, ma si rischia seriamente di non realizzare il salvataggio. Oggi la nostra Italia ha senz'altro bisogno di strumenti tecnici e di equità, ma ha bisogno anche di concordia (stesso cuore e corda) tra i cittadini. Oggi c’è bisogno di una nuova responsabilità sociale, da parte di ogni cittadino.
Addestrati alla sobrietà
Bentornata, intanto, alla politica. La prolungata, falsa rappresentazione di uno stile di vita omologato nel consumo di massa non regge più quando lo stato, per non fallire, è costretto a mettersi alla caccia della ricchezza nascosta. Certo, chi ha protetto finora la ricchezza nascosta, addirittura esaltandola come risorsa, fatica a riconoscerla per quella che è: una vera e propria piaga nazionale. Ma ora che le ricette anticrisi incidono profondamente sul reddito e sul risparmio dei cittadini, torna a contare in politica la nozione della giustizia sociale, fino a ieri oltraggiata. Il lusso ostentato fino a ieri come dimostrazione del proprio potere, diviene un handicap. Bentornata alla politica. E niente paura per chi non evade, ed è addestrato alla sobrietà.
Et de hoc satis.