Caritas diocesana di Senigallia
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DOMENICA DELLA CARITÀ – Quinta Domenica di Quaresima anno B
Il Vangelo di oggi ci introduce nel mistero della vita di
Gesù e di ogni vita: in ebraico “bar” è il “chicco di grano” ma è anche il
“figlio”: il chicco di grano deve morire per portare molto frutto, ma anche che
il Figlio deve morire per portare molto frutto.
E in questo “morire per vivere” è
rinchiuso pure il segreto della nostra vita: quando riconosciamo e
accogliamo la presenza del Signore dentro di noi, negli altri, nelle
circostanze della vita, allora sentiamo nascere il coraggio e la forza di
lottare, di spenderci, di darci, ci sentiamo parte della vita, perché
accogliamo in noi il Dio della vita.
Oggi, ancora una volta, Gesù, vita della nostra vita, si offre a noi
sotto i segni del pane e del vino. E noi continuiamo questa catena e questo
movimento con l’essere pane e vino per qualcun altro. Qualcuno ci ha alimentato,
è stato per noi pane e vino e noi stessi vogliamo essere alimento, cibo per
qualcun altro. Che la mia vita sia come il grano e come il vino: dalla vita
viene e alla Vita si offre. E’ un dono ricevuto, ed è un dono che va donato. È la legge del seme. È la logica del Figlio di
Dio. È il segreto della vita.
Per questo, è particolarmente appropriato celebrare oggi la Domenica della carità:
perché proprio oggi risuonano queste parole di Gesù: “Chi ama la sua vita, la
perde”. Colui che è ripiegato su di sé,
sui suoi bisogni, resta solo, perde la sua vita, perché la vita è
relazione e amore: chi vuol trattenere il respiro, infatti, finirà soffocato.
La vita circola in quanto ricevuta e data per amore, la vita si realizza nel
dono di sé. Donandosi e spendendosi per l’altro, l’uomo viene liberato dalla
solitudine sterile, che è la chiusura in sé, l’autoreferenzialità, il
ripiegamento del cuore su di sé. Noi siamo salvati grazie e attraverso gli
altri: essi infatti, permettendoci la relazione, ci immettono nel senso della
vita, che consiste appunto nell’incontro, nella relazione, nell’apertura all’alterità,
nel dono reciproco.
Il gruppo liturgico e
la Caritas
parrocchiale, in accordo con chi presiede la celebrazione, provvederanno ai
modi concreti per
l
dar
modo ad un volontario caritas di condividere la propria esperienza,
l
valorizzare
la colletta non solo come dono, ma anche come gesto di maturità
cristiana, segno di una consapevolezza ecclesiale che va oltre i confini della
propria parrocchia: le offerte raccolte in quel giorno andranno per
l’iniziativa diocesana del Fondo di solidarietà, cui poter attingere per far fronte a
situazioni particolari di difficoltà vissute da soggetti residenti sul
territorio della nostra diocesi
l
curare
le differenti fasi della celebrazione domenicale per
aumentare la comprensione ed il coinvolgimento della comunità:
- l’accoglienza delle persone che
arrivano per partecipare alla celebrazione eucaristica, indicando loro i posti
liberi, suggerendo alcune disposizioni particolari (per nuclei familiari o per
gruppi di catechesi), allestendo un servizio alternativo per i fanciulli o per
i bimbi più piccoli (ad esempio una “omelia” più significativa per loro o un
servizio di babysitter per i piccolissimi in ambienti contigui)
- i canti
della celebrazione che saranno anch’essi in tema con la domenica della
carità
- la preghiera dei fedeli
preparata per l’occasione evitando di utilizzare quella standard del foglietto
della Messa
- l’offertorio studiato con simboli e gesti
specifici e con l’indicazione di alcune finalità particolari cui indirizzare le
offerte di varia natura consegnate e che vanno poi distribuite ai poveri
- il segno
della pace proposto come occasione autentica di riconciliazione di incomprensioni,
pregiudizi, antichi rancori, inimicizie che spesso intessono le relazioni
interpersonali anche dei parrocchiani.
La domenica diventa il giorno migliore per visitare
gli ammalati e gli anziani, per portare l’Eucaristia agli infermi, per
accostare i lontani. La comunità cristiana, che pure proibiva il lavoro
festivo, vedeva nella domenica il giorno ideale per realizzare le opere della
carità, anche se faticose ed impegnative.
Si
darà quindi visibilità, al termine della celebrazione,
·
ai Ministri ausiliari della Comunione Eucaristica che
si stanno recando dai malati,
·
al gruppo di giovani che si recheranno, quel giorno
stesso, nella casa di Riposo della parrocchia o alla Mensa domenicale o altro
che sarà possibile organizzare a partire dalle necessità caritative del
territorio…
·
alle famiglie che hanno accettato di invitare a pranzo
una persona sola
·
alle famiglie straniere che hanno accettato di
invitare a pranzo una famiglia italiana per condividere con loro un piatto
tipico della loro terra
SUGGERIMENTI PER LA PREGHIERA DEI FEDELI
Il servizio ai poveri, ai deboli e agli
esclusi, ai malati, alla persone sole e senza speranza sia il distintivo del
nostro essere credenti
Preghiamo
Per coloro che sono impegnati nel
volontariato: sia autentica scuola in cui si impara ad essere costruttori della
civiltà dell’amore, capaci di accogliere l’altro nella sua unicità e
differenza. Preghiamo
Perché le comunità parrocchiali sostengano con
la preghiera e la collaborazione gli operatori Caritas impegnati a livello
diocesano, parrocchiale, vicariale a favore dei poveri, nella testimonianza
quotidiana dell’amore di Dio Padre per i suoi figli sofferenti, preghiamo;