martedì 31 gennaio 2012

Presentato il Rapporto Diocesano delle Povertà “Carità e missione. Documento di riflessione sulle povertà e le fragilità”


 “La carità per essere efficace deve conoscere approfonditamente le situazioni concrete di povertà. Di qui il senso di questa indagine, realizzata seguendo il metodo della Caritas che si fonda sul vedere, giudicare e poi agire.” Così il Vescovo di Senigallia, Mons. Giuseppe Orlandoni ha aperto l'incontro alla Chiesa dei Cancelli di venerdì 27 gennaio, in cui è stato presentato il Rapporto Diocesano delle Povertà “Carità e missione. Documento di riflessione sulle povertà e le fragilità.”
Il Direttore della Caritas di Senigallia, don Aldo Piergiovanni, ha sottolineato come questo lavoro, che si inserisce nel cammino del Sinodo diocesano, rappresenti non solo un documento di riflessione, ma anche di formazione, perché, proprio dal Sinodo diocesano, è emerso che la carità viene ancora intesa come iniziativa pratica e non nella sua pienezza evangelica e che c'è scarsa preparazione di fronte alle nuove forme di povertà e alle loro cause.  L'invito del Sinodo è di promuovere l'uscita dai percorsi di sofferenza per rendere autonome le persone in difficoltà e di evidenziare il legame profondo tra catechesi e carità.
All'incontro era presente anche Mons. Giuseppe Merisi, Vescovo di Lodi e Presidente di Caritas Italiana, che ha proposto una riflessione pastorale su Povertà e Fragilità, partendo da cosa pensa il Signore Gesù su povertà e carità, cosa ne pensa la Chiesa e cosa possiamo fare concretamente nelle diocesi. Citando più passi dei Vangeli, in particolare Matteo, ha sottolineato la necessità di amare il prossimo, nel senso di venire incontro alle necessità degli altri, che sono fragili, in difficoltà. Questa condizione di fragilità è legata non solo alla mancanza di mezzi ma anche di altro. La possiamo vedere nella persistenza dell'illegalità, nello sfruttamento del lavoro degli immigrati, nella dipendenza, nella diversa abilità, nella delinquenza minorile, nella condizione dei carcerati, nella negazione della vita e della dignità, e in molte altre situazioni. Vivere la fede significa guardare con occhi di bontà gli ultimi, gli emarginati, coloro che si trovano in condizione di fragilità, in difficoltà.
I dati ISTAT confermano la tendenza all'impoverimento delle famiglie. C'è forte criticità dell'occupazione che colpisce soprattutto i giovani. Il volto della povertà sta cambiando a causa di problemi occupazionali, familiari, abitativi. Emergono nuove povertà giovanili, c'è nuova emergenza degli immigrati, e molto altro. Come rispondere a questa difficoltà? La Caritas è invitata ad offrire percorsi attraverso i volontari per educare i giovani alla responsabilità, per la formazione permanente. Questa impegno pedagogico è un valore fondamentale a servizio del territorio. Un altro valore è la testimonianza: bisogna guardare con occhi di bontà a tutte le persone con cui viviamo, poi all'emarginato. Bisogna sentirsi dentro uno spirito di comunità. La Caritas insieme alle altre associazioni intende offrire la capacità di un percorso ai giovani per mettersi a disposizione. Occorre promuovere il bene comune a partire dalla carità, rimuovendo gli ostacoli che impediscono di impegnarsi nel rispetto delle reciproche responsabilità, a partire dai poveri e dagli ultimi.
Il Professor Emanuele Pavolini dell'Università degli Studi di Macerata ha analizzato i dati dello studio, sottolineando alcuni aspetti importanti. Anche se la situazione in Italia nei prossimi anni peggiorerà, ci sono dati positivi. Il primo “tesoro sociale” è rappresentato da questi dati: 400 volontari nel nostro territorio, 28 parrocchie che distribuiscono alimenti, 35 Caritas parrocchiali, 275 mila euro elargiti dal Fondo di solidarietà nel periodo 2009-2011. Il numero dei volontari è una forza estremamente rilevante. 7000 persone su 130000 abitanti di questa diocesi sono state contattate dalla Caritas, quindi 1 persona su 20 si trova in difficoltà. Fare volontariato significa anche contribuire al Fondo di solidarietà e ben 1300 famiglie, molte delle quali non in buone condizioni economiche, fanno donazioni mensili al fondo. Questa solidarietà ci può aiutare ad affrontare i tempi duri.
Un altro aspetto positivo riguarda la sinergia con le istituzioni pubbliche e con le imprese. Il progetto FARIS mette in campo una collaborazione efficace fra Fiorini Industrial Packaging, il Comune, la Caritas e l'Università Politecnica delle Marche sul programma di ricerca triennale dal titolo “La responsabilità sociale di impresa in un'ottica integrata: Le famiglie a rischio di disagio nel Comune di Senigallia”. Le sfide vanno affrontate in un'ottica sinergica, in cui ognuno dà il proprio contributo, senza per questo pensare che le amministrazioni pubbliche fanno un passo indietro, perché il volontariato lavora meglio laddove c'è un'amministrazione pubblica forte. Naturalmente la Caritas diocesana non si può sostituirsi al ruolo degli enti pubblici nel rispondere a tutti i bisogni della popolazione, né tale istituzione è l'unica nel campo del mondo del volontariato e del terzo settore ad occuparsi di temi inerenti le politiche sociali.
Un dato molto preoccupante, emerso dall'indagine, riguarda il ritorno degli italiani fra gli utenti della Caritas. Prima erano pochissimi, ma negli ultimi anni il 48% degli interventi ha riguardato famiglie italiane. C'è inoltre il ritorno di famiglie di immigrati, che erano state aiutate dalla Caritas molti anni fa ed erano diventate autonome, ma ora sono di nuovo in difficoltà. Un altro elemento di grave preoccupazione riguarda le reti parentali. Anni fa, in momenti di crisi le reti parentali erano di aiuto, ora invece “saltano” i meccanismi di redistribuzione e di compensazione interni alle reti familiari. Le giovani coppie, che a mala pena riescono a sostenersi economicamente, difficilmente possono venire in aiuto dei genitori anziani, in presenza di difficoltà economiche o di salute. Le coppie in età centrale faticano a farsi carico sia dei genitori anziani che delle necessità dei figli in uscita dal nucleo familiare. In molti casi le famiglie da risorse diventano problema. Il 4-5% delle famiglie si impoveriscono per spese sanitarie che spesso sono legate all'invecchiamento. Addirittura molti rinunciano a farsi curare.
Cominciano ad esserci coppie che non si separano per non diventare poveri.
Un altro dato preoccupante è che cresce l'indebitamento di molte famiglie e una fetta di questo deriva da spese non necessarie, come spese per cerimonie, alle quali non sono disposte a rinunciare per motivi culturali o di legittimazione sociale. Il problema si pone anche per spese voluttuarie, come televisori al plasma o cellulari.
Sta emergendo, inoltre, un'altra categoria di soggetti a rischio di disagio: le famiglie numerose provenienti dai comuni del Sud Italia, prive, nel contesto locale, di reti parentali sulle quali fare affidamento per sostegno economico e per la cura dei figli.
La crisi colpisce sempre più fasce di popolazione non abituate e silenti, che non parlano dei problemi. Questa è la povertà nella “normalità”. Si sta passando da un modello di sviluppo economico fondato sul cosiddetto lavoro salariale, a tempo indeterminato e alle dipendenze, ad un modello caratterizzato dalla flessibilità e alla adattabilità immediata, a detrimento della sicurezza del posto di lavoro tipica del passato.
Un altro elemento di mutamento riguarda le dinamiche interne della famiglia che mostra segni di instabilità e di difficoltà di funzionamento, dalla diminuzione del tasso di natalità alla crescente instabilità coniugale. Accanto a questo, anche il modello di welfare pubblico mostra importanti criticità: nel nostro territorio, come nel resto d'Italia, la risposta pubblica ai bisogni degli anziani, famiglie con minori, famiglie in cerca di abitazione, immigrati e persone in difficoltà è insufficiente. Stiamo assistendo ad un cambiamento nelle caratteristiche della domanda sociale e dei bisogni non solo quantitativa ma anche qualitativa. Nei prossimi anni dovremo aiutare persone con problemi economici ma che mascherano altri disagi. Vanno aiutate nel come spendere i soldi. Si pone il problema di offrire una forma di educazione per fare spese in modo responsabile. Non occorre solo un sostegno economico o spirituale, ma anche cognitivo. E questa è una grande sfida da affrontare con strumenti adeguati, con la conoscenza e la formazione.



Barbara Assanti
 Ufficio Stampa Caritas Diocesana

mercoledì 25 gennaio 2012

Rapporto Povertà Caritas Diocesana di Senigallia


La Caritas Diocesana di Senigallia questo venerdì 27 gennaio 2012 alle ore 21.00 - presso l'autiorium Chiesa dei Cancelli -presenterà il rapporto diocesano sulle povertà.
L'appuntamento reintra all'interno del cammino Sinodale della nostra Chiesa; ci aiuteranno nella riflessione S.E. Mons. Giuseppe Merisi, Vescovo di Lodi e Presidente di Caritas Italiana ed il prof. Emanuele Pavolini dell'Università di Macerata.